L’arrivo a Bibione dalla provincia di Treviso, gli anni del boom economico e di tanti sogni. Poi il calcio e gli amici, la nascita di Radio Onda Bibione, gli studi, la famiglia e il lavoro. Per arrivare, nel 2011 ad amministrare per per dieci anni il Comune di San Michele al Tagliamento, come Vice Sindaco.
Il mio primo ricordo risale ad un viaggio in Lambretta, mio padre alla guida, mia madre dietro ed io in mezzo. Un viaggio che ci portava dalla provincia trevigiana verso Bibione. All’altezza del Cavrato, a Cesarolo, la Lambretta scivola sul ghiaino e in curva finiamo a gambe all’aria ma indenni. A pensarci bene non lo so se è veramente un ricordo, ma forse me lo hanno raccontato talmente tante volte che mi sembra di ricordarlo.
Erano gli anni in cui non si stava tanto bene ma sapevi che il giorno dopo sarebbe stato meglio di quello precedente; il contrario di ciò che accade adesso. Erano gli anni dei calci al pallone e delle tante messe come chierichetto: li ricordo tutti don Arduino, don Leo e Don Vincenzo Quaglia che, oggi come allora, mi rimbrotta sempre qualcosa. Ricordo i campetti infangati in tutto il Comune, il pallone arancio rigonfio dì acqua, i giochi della Gioventù a San Michele, il derby con il Cesarolo. Quanto campanilismo.
“Non sei tanto bravo ma fai squadra.”
Il calcio è stato proprio una grande passione per noi ragazzi: non che ci fosse molto altro da fare! Quanti amici, quanti spogliatoi freddi e tè bollenti, le prime docce tutti nudi e imbarazzati. Il mister mi faceva giocare spesso, non ero certo un campione, ma diceva che facevo spogliatoio, come dire “Non sei tanto bravo ma fai squadra”.
A scuola eravamo in tanti. Non c’era il problema di raggiungere il numero minimo per fare le classi, anzi eravamo in troppi e per un periodo le classi si alternavano in turni mattutini o pomeridiani, un po’ quello che accade ora – per altri motivi – alle scuole superiori per il Covid-19.
I primi anni facevo tanta bicicletta e poco scuolabus, poi alle superiori per arrivare a San Donà di Piave ci si alzava all’alba, con gli stessi disagi dei ragazzi che oggi devono fare lunghi tratti con i mezzi per arrivare a scuola. Questo non è cambiato molto.
1976: un anno di svolta
Il 1976 fu un anno indimenticabile e tragico, il 6 maggio ore 21.00 il terremoto in Friuli. Mi trovavo a Cesarolo con i miei genitori, alle Betulle, che allora era una buona pizzeria. Bottiglie che cadevano, gente che urlava e una volta usciti il campanile della chiesa che oscillava paurosamente. Le prime notizie arrivarono dai radioamatori. Solo il giorno dopo la consapevolezza della gravità di quanto successo.
Del 1976 è anche la prima esperienza delle radio libere. Ad un amico sfortunato di Cordovado, che un incidente d’auto aveva portato via per sempre la possibilità di camminare, alcuni amici avevano regalato un piccolo impianto trasmettitore. Con quel piccolo impianto e un’antenna sopra l’hotel Principe nacque Radio Onda Bibione.
La musica, le dediche, inventare programmi, registrare la pubblicità, le interviste ai concerti, tutto molto in piccolo e semplice, con mezzi limitati.
Ma quanti bei ricordi e quanto divertimento. E poi gli anni del servizio militare, artigliere a Trieste, e dell’Università a Venezia allo IUAV, la Facoltà di Architettura.
Gli anni in cui te la devi cavare da solo
Sono gli anni in cui ti rendi conto che devi cominciare a fare sul serio, la vita comincia a dirti che te la devi cavare da solo. Tutto inizia a scorrere più velocemente, la famiglia, il lavoro, qualche amico e i genitori che se ne vanno troppo presto. Le prime cicatrici della vita che insieme con le gioie disegnano la mappa della vita di ognuno di noi. E i figli che crescono, cercano nuovi riferimenti e inseguono i loro sogni. A loro pochi ma chiari insegnamenti, il rispetto, il valore dell’amicizia, l’onestà.
Nel 2011 inizia la mia esperienza di amministratore nel Comune di San Michele al Tagliamento. Ci sono arrivato con tanto entusiasmo ed energia, poi ho iniziato a capire quanto sia difficile muoversi tra i tanti limiti, la burocrazia assurda e rischi di adeguarti a quel ritmo lento, sincopato, anziché cercare di cambiarlo. Ma basta l’incoraggiamento di un amico, il sorriso di un collega, l’impegno di molti dipendenti, il lavoro delle tantissime associazioni di volontariato per andare oltre. Per superare e accettare le critiche strumentali, l’arrivismo politico, l’ingratitudine, il populismo.